Trattato Qiddushin

Dopo i tre trattati (in quattro tomi) già pubblicati dal Progetto Traduzione Talmud Babilonese, esce ora, a cura di rav Riccardo Shemuel Di Segni, Qiddushìn (Matrimonio), dedicato sostanzialmente alle modalità con cui si stabilisce il vincolo matrimoniale. È un trattato poderoso, composto da 82 dappìm (carte) che si sviluppa nella nostra edizione in due tomi, rispettivamente di 490 e 518 pagine, con testo e traduzione a fronte e vari apparati.

Il titolo deriva dalla radice “qof-dàlet-shin” che significa separare, consacrare, destinare, e indica propriamente la prima delle due fasi che costituiscono il matrimonio ebraico, che nel diritto rabbinico è un processo in due tempi: il primo, dei qiddushìn o erusìn in cui l’uomo lega o consacra a sé una donna che accetta volontariamente il legame con lo sposo, e da quel momento scatta il divieto di adulterio, ma la coabitazione ancora non è consentita; quindi è una situazione più impegnativa del “fidanzamento”, ma
ancora non è un matrimonio completo; il secondo tempo, detto nissuìm, dalla radice nun-sin-àlef, che indica il portare, una sorta di deductio ad domum degli antichi romani, in cui la sposa veniva portata a casa del marito, che sanciva l’inizio della vita coniugale. Ai tempi del Talmud tra la prima e seconda procedura potevano passare mesi o anni; da qualche secolo le due procedure sono in sequenza immediata e questo rappresenta una delle evoluzioni delle forme del matrimonio ebraico.

La discussione che si svolge in questo trattato, che è giuridica e non storica (anche se se ne possono dedurre dati per una ricostruzione storica), cerca prima di tutto di confrontare i termini del rito ebraico con le fonti bibliche. Il problema iniziale che si pone è quello della definizione dell’atto giuridico che sancisce il legame esclusivo di una donna con un uomo, a che cosa possa essere paragonata questa situazione e in che modo possa essere realizzata. Ma la discussione va ben oltre e coinvolge la definizione di tutte le modalità possibili e alternative, i termini di validità, le unioni possibili e lo status della prole in conseguenza di unioni non consentite, definendo tra l’altro la regola sulla matrilinearità nella trasmissione dell’identità ebraica nel caso di una unione con un partner non-ebreo.
Oggi chi assiste a un matrimonio ebraico, a confronto con le discussioni che riempiono le pagine di questo trattato, troverà molte differenze: la contestualità e successione immediata dei qiddushìn e dei nissuìm; l’acquisto/consacrazione fatto non con una somma di denaro ma con un anello di valore minimo (l’anello non è mai citato in questo trattato talmudico); l’età della sposa; il divieto di poligamia, divenuto effettivo nel mondo ashkenazita dall’anno Mille e di qui progressivamente estesosi in tutto il mondo ebraico. Ri-
spetto a queste differenze ormai consolidate, la discussione di questo trattato “fotografa” lo stato della legge ebraica nella prima metà del primo millennio dell’era volgare. Le discussioni talmudiche sono alla base delle evoluzioni successive che saranno codificate dai decisori; ma, con un meccanismo tipico della letteratura rabbinica, nelle discussioni vengono prese in considerazione norme e istituzioni da tempo (anche secoli) sospese, sia per ricavarne una teorica linea di nuova applicazione, che per dedurne, nel
confronto e nell’analogia, indicazioni pratiche su nuove questioni che eventualmente si presentassero. Il trattato, prevalentemente giuridico, allarga gli orizzonti della discussione su temi correlati, come quelli delle responsabilità di genitori e figli, della ricompensa per le azioni commesse, fino a racconti sulle tentazioni a cui furono sottoposti alcuni Maestri.

Come tutti gli altri trattati della serie anche Qiddushìn presenta vari testi introduttivi, disegni e tabelle, rubriche con note di approfondimento di natura e di linguistica, un’appendice sulle unità di misura dell’epoca talmudica, un glossario dei termini tecnici, indici dei Maestri, dei personaggi e delle citazioni bibliche e un sommario degli argomenti: strumenti tutti che accompagneranno il lettore, non necessariamente esperto, aiutandolo ad avvicinarsi al testo e al contesto dell’Opera.